Le Mans, mon amour

50 anni fa veniva proiettato nei cinema il film Le 24 Ore di Le Mans che rese Steve McQueen ancora più famoso e la Porsche 917 un’icona. La partner del «King of Cool» sullo schermo era Elga Andersen – e secondo i tabloid dell’epoca era così anche nella realtà. Il regalo di commiato per la Andersen al termine delle riprese fu un’elegante Porsche 911 T marrone – proveniente dalla Svizzera.

Le Mans, 1970. A partire dall’estate, nella piccola località francese sono in corso le riprese del film hollywoodiano Le 24 Ore di Le Mans, con Steve McQueen nel ruolo del pilota Michael Delaney. Già nella 24 Ore di giugno si era presentata al via una Porsche 917 KH dalla livrea Gulf blu-arancione. Come camera-car venne impiegata una Porsche 908/2 modificata per riprendere delle scene il più possibile autentiche alla velocità di gara. Al volante della Porsche 917 sedevano Brian Redman e Jo Siffert. Il pilota svizzero non era però esclusivamente impiegato come race double al posto di Steve McQueen. Seguendo il motto «Race on Sunday, sell on Monday», l’intraprendente pilota di vetture sportive e di classe Formula aveva avviato un commercio di vetture sportive nella propria città natale di Friburgo – e ora, sulla base di un redditizio contratto con la casa di produzione Solar Productions Inc., stava procurando la maggior parte delle auto sportive da corsa e da strada per le riprese. Oltre alla Porsche 917, Siffert aveva trasportato a Le Mans anche una flotta di Porsche 911 e 914 che furono utilizzate con entusiasmo dal regista John Sturges, da Derek Bell e da altri membri della troupe cinematografica come shuttle veloci da un luogo delle riprese all’altro, ma anche per le corse a cui dava impulso per lo più Steve McQueen al termine della giornata di riprese. La 911 più famosa della flotta è sicuramente la Porsche 911 S grigio ardesia della scena di apertura del film, che il «King of Cool» portò in seguito via con sé nella sua patria americana. La vettura del film di McQueen è stata venduta all’asta nel 2011 – per 1,375 milioni di dollari americani.

Andreas Ritter, 911 T, 2021, Porsche Schweiz AG

Cut – Zurigo, fine anni ’90. Dall’ufficio della sua cancelleria a Seefeld, il giovane avvocato Andreas Ritter guarda nel cortile verso il Garage Speich, dove i residenti dello Zürichberg e della «costa d’oro» zurighese fanno riparare le proprie auto sportive. «Già all’inizio dei miei studi avevo incominciato a collezionare arte e design. L’ultima cosa di cui avevo bisogno era una passione per le auto costose», ricorda Ritter con un sorriso. La classica Porsche 911 T di un’anziana signora, che faceva regolarmente comparsa per la manutenzione, non lo avrebbe però più abbandonato. «La Porsche 911 è la grande icona del design tra le automobili – e la combinazione di colori tra la vernice marrone seppia e gli interni beige appariva di sconvolgente eleganza». Finché un giorno il capo officina non si presenta alla porta della cancelleria: il barboncino della signora non riesce più a stare sui sedili posteriori per via dell’età, la Porsche è in vendita. Durante il colloquio di vendita, la proprietaria riferisce di aver ereditato l’auto sportiva da una buona amica, già attrice cinematografica; l’auto merita di essere trattata con grande cura. Ritter aguzza le orecchie. Tutela del patrimonio culturale e ricerca della provenienza sono le sue discipline giuridiche come avvocato specializzato in diritto dell’arte. E così inizia a indagare la storia della sua Porsche 911 in modo più dettagliato.

911 T, 2021, Porsche Schweiz AG
Stile anni' 70: adesivo da corsa, vernice marrone sepia, box radio Sonar – la Porsche 911 T di Andreas Ritter è assolutamente autentica.
911 T, 2021, Porsche Schweiz AG
Stile anni' 70: adesivo da corsa, vernice marrone sepia, box radio Sonar – la Porsche 911 T di Andreas Ritter è assolutamente autentica.
911 T, 2021, Porsche Schweiz AG
Stile anni' 70: adesivo da corsa, vernice marrone sepia, box radio Sonar – la Porsche 911 T di Andreas Ritter è assolutamente autentica.
«La Porsche 911 è la grande icona del design tra le automobili» Andreas Ritter
911 T, 2021, Porsche Schweiz AG

Come prima proprietaria della vettura sportiva, nel libretto di circolazione del 1971 è indicata una certa Elga Andersen di Nyon. Professione: actrice – attrice. Oggi questo nome può essere quasi dimenticato, ma negli anni ’50 e ’60 l’attrice nata a Dortmund dai capelli biondi e occhi azzurro ghiaccio fu un’assoluta «It Girl». Era apparsa in Buongiorno tristezza e Ascensore per il patibolo – due film di tendenza della Nouvelle Vague – e aveva vissuto a Parigi nell’ex atelier di Henri Matisse. Era pure stata coinvolta sentimentalmente per un breve periodo con Mohammad Reza Pahlavi, lo Scià di Persia. Il suo più grande successo, tuttavia, fu da protagonista femminile in Le 24 Ore di Le Mans, come vedova dell’ex rivale in pista di Michael Delaney alias Steve McQueen, nelle cui braccia il suo personaggio finirà lentamente ma inesorabilmente durante la pellicola. 

Nel casting, che proseguì anche durante le riprese, Elga Andersen si era imposta su star del calibro di Diana Rigg, Maud Adams e persino Twiggy. Al suo arrivo sul set, pare che McQueen abbia domandato alla collega senza troppe cerimonie come si fosse aggiudicata il ruolo senza «passare» dal divano del casting. Senza dubbio lo chiese con parole molto più spicce, erano pur sempre gli anni ’70. Ma la Andersen non si lasciò affatto intimorire. McQueen era un uomo complesso che stava ancora cercando di crescere, come rivelò allora in un’intervista. E come la stampa scandalistica riferì zelante dal set, Elga Andersen fu l’amante di Steve McQueen non solo sullo schermo, ma ben presto anche al di fuori. 

Andreas Ritter, 911 T, 2021, Porsche Schweiz AG
Coolness oblige: l’avvocato in diritto dell’arte di Zurigo Andreas Ritter è giunto per caso in possesso dell’insolita Porsche 911 T

La Porsche 911 T marrone seppia di Andreas Ritter apparteneva alla flotta di Jo Siffert sul set di Le 24 Ore di Le Mans – lo testimoniano le fotografie dal Solar Village che ospitava la troupe. Dopo la pausa delle riprese in estate, la vettura sportiva appena uscita dalla catena di montaggio a Stoccarda venne messa a disposizione dell’attrice protagonista. E chissà se magari Elga Andersen e Steve McQueen hanno fatto qualche gita romantica a bordo della Noveundici? Per ora è confermato che dopo la fine delle riprese la Porsche ritornò in Svizzera e che Siffert la intestò a Elga Andersen nel gennaio del 1971. La maggior parte del prezzo di acquisto fu saldata dalla Solar Productions Inc., l’attrice ha dovuto pagare solo per gli extra, come il box radio ancora oggi presente nel cruscotto. Elga Andersen ha ricevuto la Porsche 911 T come parte del suo compenso o, come si speculò, come regalo di addio da parte di Steve McQueen? Per Andreas Ritter non conta poi molto. «La storia relativa a Le 24 Ore di Le Mans è ovviamente fantastica, ma anche senza di essa, questa 911 T è una macchina meravigliosa, ben tenuta e in condizioni genuine, con i componenti originali».

911 T, 2021, Porsche Schweiz AG

Invece di conservarla in un garage climatizzato, Andreas Ritter non lascia la sua Porsche in pensione neppure cinquant’anni dopo la sua immatricolazione: «In estate sono spesso in giro tra Grigioni ed Engadina – e per le strade di passo non potrebbe esserci un’auto migliore!» Lo avrebbe sottoscritto senz’altro anche Steve McQueen. 

Elga Andersen rimase legata al glamour e all’avventura anche dopo Le 24 Ore di Le Mans. Alla fine degli anni ’70 sposò Peter Gimbel, erede di una catena di grandi magazzini, cineasta e subacqueo, accompagnandolo nelle sue spedizioni sul relitto del leggendario transatlantico Andrea Doria. Per molti anni è stato possibile ammirare la cassaforte che recuperarono dagli abissi marini nel bacino degli squali dell’Acquario di New York. Elga Andersen è morta a New York nel 1994, a 59 anni. Mentre le sue ceneri e quelle del marito sono state sepolte nell’Andrea Doria, l’attrice lasciò la Porsche 911 T alla sua amica di Zurigo, fino a quando un barboncino ormai anziano non ha indirizzato l’auto sportiva nelle mani di Andreas Ritter. Certe storie sono così belle e intricate che non saprebbero inventarle neppure a Hollywood.

Info

Testo pubblicato per la prima volta nella rivista Porsche Christophorus, n. 401.

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