Il futuro è a colori
Nella Porsche Carrera Cup North America, Jordan Wallace passa alla storia. A Austin, fa il pieno di energia tra una gara e l’altra. Christophorus lo incontra nella metropoli texana per una passeggiata in città.
Jordan Wallace ha già fatto molto quando passa alla storia come primo pilota di colore della Porsche Carrera Cup North America. È stato cuoco, meccanico, istruttore di guida. Ha tenuto corsi di guida sicura per principianti, ha aiutato a sentirsi nuovamente sicure al volante persone che avevano subito un incidente traumatico e ha contribuito persino allo sviluppo di auto a guida autonoma.
Ma la strada che lo porta sul circuito di gara è tutt’altro che preventivata. Con un padre poliziotto e una madre maestra, il Motorsport è solo un sogno lontano per Wallace, oggi 36enne. Già da giovane si interessa alle auto, sì, ma i piloti gli sembrano esseri provenienti da un altro pianeta: «Impensabile che un giorno sarei diventato pilota anch’io». Eppure, dopo le superiori, quando Wallace, cresciuto a Upper Marlboro, nello stato americano del Maryland, inizia a cercare uno sport competitivo, sceglie il drifting.
«È così che sono finito per la prima volta su un vero circuito di gara», racconta. «Ho visto le auto sportive in pista e ho provato subito una sensazione elettrizzante.» Inizialmente, però, le persone a lui vicine glielo sconsigliano. «Mi dicevano che avrei fatto troppi incidenti già con la mia auto da drifting e che avrei sperperato così tutti i miei soldi.» Ma Wallace ha già deciso. Uno dei suoi amici gli propone di provare piuttosto il karting. «All’epoca, però, nessuno credeva davvero che potessi farcela», ride Wallace. «I miei amici pensavano, piuttosto, che, andando avanti così, il mio sogno si sarebbe infranto una volta per tutte.»
Ma le cose vanno diversamente. Durante la sua prima stagione di rental karting, Wallace si posiziona terzo nella classifica a punti e diventa «esordiente dell’anno». Un anno dopo, vince il campionato. La serie è stata perfetta per iniziare. «Lì non si guida sempre lo stesso kart e ogni modello ha i suoi pregi e i suoi difetti», spiega. «In questo modo, ho imparato presto ad adattarmi. Oggi è uno dei miei punti di forza.»
Ciononostante, dal karting non passa direttamente alle auto da corsa, bensì ai corsi di formazione per piloti. Nel 2021 lavora in una scuola di rally nei pressi di Austin, Texas. A causa del Coronavirus, c’è carenza di personale. «Sono stato meccanico, custode dei circuiti, formatore e aiuto cuoco che preparava il pranzo», ricorda. Poi succede qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Dopo un corso, dei conoscenti che avevano partecipato gli chiedono se il figlio può fotografarlo durante una delle prossime gare amatoriali. Per Wallace è normale che sia un sì. Allora, però, ancora non sa che quei conoscenti sono molto benestanti.
Quando, una settimana dopo, si ritrovano seduti a tavola per pranzo, gli domandano quale sia il suo più grande sogno e come possono aiutarlo a realizzarlo. Wallace, però, schiaccia subito il freno. «Questa non è una cosa di cui parlare. Siete miei amici e non voglio mettere a rischio il nostro rapporto.» Ma loro insistono caparbiamente, lo incoraggiano a inseguire il suo sogno, riconoscono il suo talento. Senza contare che non è sfuggito loro che Wallace ha tenuto viva a livelli altissimi un’attività in crisi. Tre giorni dopo, gli ordinano una Cayman GT4 Clubsport. «L’accordo era il seguente», spiega Wallace. «Mi avrebbero sostenuto per i tre anni successivi. Senza limiti di soldi.»
Dopo i primi successi nella Porsche Sprint Challenge (due vittorie e quattro podi), Wallace va in Europa. «Il Motorsport è come il calcio: le federazioni migliori e più importanti sono oltreoceano.» Avendo iniziato tardi, deve farsi strada rapidamente. Anche se questo significa continuare a risollevarsi. I suoi sponsor non avrebbero mai preteso nulla da lui, sottolinea l’americano. «Volevano soltanto che dessi il massimo e facessi ciò che ritenevo necessario per diventare professionista.»
Ecco, quindi, che fa esperienza, partecipa a serie di gare come il DTM Trophy e la GT4 European Series. Quello che i suoi sponsor gli consentono di fare per tre anni diventa il suo biglietto d’ingresso nel miglior team Porsche del Nord America. La squadra Kellymoss ha già fatto registrare 37 titoli nazionali alla IMSA Porsche GT3 Cup Challenge, alla Porsche Carrera Cup North America e alla Porsche Sprint Challenge.
«Tutti possono realizzare i propri sogni. A prescindere dalle origini.»
Jordan Wallace
«Classificarsi primo in una disciplina sportiva è una sensazione incredibile», dice Wallace, figlio di un padre di colore e una madre bianca. «Eppure, se penso a come mai per me ci sia voluto così tanto tempo per arrivare dove sono oggi, credo abbia a che fare anche con l’ambiente che frequentavo. Lì non c’era nessuno che avesse il mio stesso aspetto e che potessi prendere come riferimento.»
Molti afroamericani vanno da lui e lo ringraziano perché finalmente possono dire ai propri figli: «Guardate, non giochiamo solo a basket o a football. Siamo anche ingegneri, astronauti e piloti. Possiamo essere chi vogliamo». Wallace, però, non si vede solo come il primo pilota afroamericano della Carrera Cup. Con il suo esempio, spera anche di spianare il terreno nel mondo del Motorsport a persone di origini umili. I tempi sembrano maturi. Con la serie Formula 1: Drive to Survive, Netflix ha fatto appassionare alla Formula 1 milioni di persone. Il numero di spettatori in streaming per la 24 Ore di Daytona è più che raddoppiato dal 2023 al 2024. Più è grande l’interesse nei confronti del Motorsport, più sono interessanti le sponsorizzazioni, sia per le aziende sia per i singoli individui.
Oltre a ricevere il sostegno della società di servizi Davis Infrastructure, Wallace viene sponsorizzato dall’ex giocatore di football NFL Jordan Reed, cofondatore di Vision Motorsports, una scuderia che propone anche programmi di formazione per talenti. L’azienda vuole sfruttare la forza del Motorsport per catalizzare cambiamenti positivi, sui circuiti e non. Il percorso di Wallace è l’esempio lampante che ogni singola persona può superare le avversità e fare grandi cose. L’obiettivo di Vision Motorsports è quello di riconoscere e promuovere il potenziale non sfruttato dei talenti emergenti. Com’è accaduto a Jordan Wallace.
Da quel momento di tre anni fa, quando gli venne chiesto quale fosse il suo più grande sogno, Wallace fa parte di questa visione ed è arrivato alla scuderia Kellymoss anche grazie al sostegno dei suoi sponsor. E, da lì, a essere il primo pilota di origine afroamericana nella Porsche Carrera Cup North America.
La sua stagione d’esordio nella classe Pro-Am è pazzesca. A Miami, alla terza gara, Wallace si classifica già al secondo posto, a Montreal al terzo. Attualmente, è al quinto posto della classifica assoluta (ultimo aggiornamento: agosto 2024). Per Wallace, la stagione è l’inizio dell’avventura sinora più importante della sua vita.
Crede che persone come il suo sponsor portino nel Motorsport anche un’altra cosa importante con la loro passione: il divertimento. Poi si ferma un istante, prima di sottolineare: «Di fatto, avrei potuto consegnare pizze o fare le pulizie, invece sono arrivato qua. Ho avuto la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. E voglio essere un esempio per gli altri e dimostrare che tutti possono realizzare i propri sogni, a prescindere dalle origini e dal colore della pelle».
Campionato
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