Aria e amore
Nel 1974, l’anteprima mondiale della 911 Turbo al Salone dell’Automobile di Parigi fu un evento sensazionale. Il ritorno nel luogo in cui, mezzo secolo fa, iniziò una nuova era racconta di coraggio, forza ed eleganza intramontabile.
Gli Champs-Élysées e il palazzo dell’Eliseo non sono lontani. Ci muoviamo dove Parigi è più elegante. Anzi, «très chic». Dalla coda proviene un borbottio di approvazione. Sulla sinistra, all’altezza del blocchetto di accensione, sbuca all’improvviso una vetrina incorniciata con il colore della nostra auto. Otto lettere dorate indicano la casa di moda Givenchy.
Hubert de Givenchy è stato tra gli ideatori del classico tubino nero. Ben dieci anni prima della madre di tutte le Turbo. Eppure, al famoso abito non si darebbe mai l’età che ha. Un classico. Sicuro. Intramontabile. Entusiasmante. Né troppo, né troppo poco. Anche se le mode cambiano, è e resta una buona scelta per quasi ogni occasione.
Un attimo, però. Stiamo parlando ancora di moda o già dell’auto? Comunque sia, si tratta di un fascino costante nel tempo. Di uno stile iconico.
Parigi è un luogo colmo di energia per la Turbo. Mezzo secolo fa, alla Porte de Versailles, raggiunge la maturità per essere presentata. Il mondo ha appena attraversato la crisi energetica. In Germania vigono divieti di circolazione domenicali. La situazione ancora riecheggia nei padiglioni fieristici. Ci vuole coraggio a lanciare una nuova auto sportiva così veloce e potente proprio adesso. Anche in patria, dove la Germania sta celebrando la vittoria ai Mondiali di calcio, alcuni nutrono dubbi. Eppure, nel comunicato stampa di Porsche di allora, l’orgoglio per la Turbo è evidente: «Nonostante il rendimento superiore, la nuova Porsche rinuncia a tutti gli attributi negativi tipici delle massime prestazioni convenzionali. Le dotazioni non sono né austere né spartane, in funzione non risulta delicata». In quel mese di ottobre di 50 anni fa, la tecnica del Motorsport raggiunge il suo culmine nel segmento del lusso. Con una categoria a sé stante, la 911 Turbo occupa da subito un posto speciale. Alcuni la definiscono un’autorità. Sempre immutato è senz’altro il grande rispetto che suscita.
La Turbo incarna coerenza e potenza. Un dinamismo spaventoso, strettamente legato al coraggio imprenditoriale che l’ha accompagnata. Perché non basta semplicemente dotare un prodotto eccezionale di prestazioni. Ha bisogno anche di un fuoco interiore. Con il suo carattere forte, la Turbo incarna l’essenza di Porsche. A volte, come se fosse un sinonimo del brand.
Il concetto di «turbo» diventa uno stile di vita.
Nella città olimpica del 1924 e del 2024, pensiamo a Pierre de Coubertin. Quando istituì i giochi olimpici moderni, il parigino invitò le nazioni qualificate a partecipare alla manifestazione sportiva all’insegna di un motto uguale per tutti: più in alto, più veloce, più avanti. Tanti hanno energia da vendere, ma alle Olimpiadi si tratta di spingersi al limite nel momento giusto. Che idea suggestiva quella di far esordire la Turbo allo Stade de France. Come asso. Come la carta vincente di una versione automobilistica della briscola.
Il concetto di «turbo» diventa uno stile di vita. Per dare il massimo. Per mostrare cosa sia possibile. Il termine diventa un punto di riferimento nel linguaggio quotidiano. In Germania esiste la maturità turbo. Sui libri di crescita personale si leggono titoli quali «Metti il turbo». Persino la più recente versione di ChatGPT, applicazione di IA, si fregia dell’aggettivo «turbo». Una parola evocativa. Autentica espressione di forza.
È stata una Turbo a mettere in discussione il vecchio detto secondo il quale non si può vivere soltanto di aria e amore. Invece si può. E dove se non qui? Alle nostre spalle, nella parte posteriore, i gas di scarico del motore azionano una turbina che spinge aria compressa nei cilindri. Nella città dell’amore, con i suoi 37 ponti sulla Senna, sembra che tutto si leghi a tutto con un tocco di romanticismo. Godersi la vita appieno è una questione di mentalità, che germoglia nell’atteggiamento individuale di ciascuno.
Il ritorno a Parigi diventa una love story accelerata. Con un’auto che è in grado di togliere il fiato. Le ampie prese d’aria le forniscono il suo elisir di lunga vita: l’ossigeno. La coda appare grintosa da qualsiasi angolazione. Persino gli esordi della scuola di guida sportiva Porsche si rifanno alla Turbo. Perché questa prima, determinata 911 di serie è difficile da domare, per alcuni. Il ritardo del motore turbo, quell’ingannevole silenzio prima dell’eruzione del vulcano, è oggi solo un lontano ricordo. Chi riusciva a capire come governarla non voleva più rinunciare alla spinta. Tutta questione di controllo. Eppure, generazioni di Turbo dopo, ecco le parole di un test driver: «I suoi estimatori apprezzeranno che è rimasta una belva».
Parigi – scrisse Ernest Hemingway – è una festa per la vita. Al Premio Nobel, le strade di Montparnasse insegnarono che «Il mondo è pieno di così tante cose che sono certo che dovremmo essere tutti felici come dei re». Non fece in tempo a conoscere la nostra regina tra le auto sportive, ma probabilmente gli sarebbe piaciuta.
Dopo uno sguardo alla letteratura e sulla città, accogliamo con gioia il prossimo incontro storico incentrato sulla Turbo: la Francia, infatti, è anche la patria della turbina, inventata esattamente 200 anni fa dall’ingegnere Claude Burdin, ai tempi come ruota idraulica. A ispirare il nome della turbomacchina è stata la parola latina per vortice «turbo» – o più specificamente il suo genitivo «turbinis». Una scoperta che fa girare la testa ancora oggi a tutti gli amanti della Turbo.
Con quale altra vettura sportiva frenare è divertente quasi quanto accelerare? Un’eleganza progressiva dall’azione travolgente. La Turbo non è mai boriosa. Quando frena, però, sfoggia tutta la sua risolutezza. Caratteristiche eccellenti per coloro che sanno gestire la pressione. Ma niente stress. Conoscere le possibilità tranquillizza. Efficacia, capacità, forza: la massima essenza della Turbo ha molto a che fare con la sovranità, che, con il delicato fischio del compressore che entra in azione, sembra trasporsi sul volante. Una Turbo si accomoda rapidamente nel canale uditivo, da dove fa vibrare l’anima. Persino Herbert von Karajan, appassionato direttore che guidava una 911 Turbo, riconobbe un’orchestra nella sinfonia generata da vettura, uomo e motore. Armonia in prestissimo. Timbro: pieno.
Una Turbo non ha bisogno di una meta precisa. È sempre pronta a partire per nuovi orizzonti non solo dal punto di vista tecnico. Ogni generazione nasce dal progresso e incarna quello stesso fascino che aleggiava già al Salone dell’Automobile del 1974. Non c’è quindi da stupirsi che acceleri i pensieri. Il ritmo della giornata ci spinge fuori città, deliziosamente e regalmente verso il Castello di Versailles. Non è un addio. Sul giornale di bordo della Turbo citiamo ancora Hemingway: «Se da giovane hai avuto la fortuna di essere a Parigi, per il resto della tua vita, ovunque tu voglia andare, la città sarà dentro di te».