«Conosciamo la forza delle emozioni.»

Al di fuori del programma della Rennsport Reunion, Christophorus incontra Sebastian Mertke, responsabile Global Community Management per Porsche. Nell’intervista parla dei valori e degli ideali della community automobilistica più grande al mondo, nonché di esperienze straordinarie vissute dal brand di auto sportive di Zuffenhausen.

   

Signor Mertke, che significato ha la Rennsport Reunion per Porsche e per lei personalmente?

La Rennsport Reunion è uno degli appuntamenti più importanti di quest’anno comme­morativo, caratterizzato da tanti eventi incredibili, come lo show di giugno a Stoccarda o Icons of Porsche a novembre a Dubai. Qui si riversano tutti i membri della nostra community internazionale. Sono stato per la prima volta a Laguna Seca nel 2015 e già allora ero rimasto senza parole per la quantità di persone arrivate in nome di Porsche. Quest’anno sono addirittura più di 90.000, pazzesco! Solo dei Porsche Club, si contano oltre 30.000 visitatori, da USA, America Latina, Europa, Asia. Un contesto degno dei grandi festeggiamenti di quest’anno.

Cosa può offrire alla community Porsche internazionale in questa occasione?

La Rennsport Reunion combina in modo unico tante attività diverse: presentazioni di veicoli, dal trattore, passando per l’auto d’epoca, fino alla GT, incontri con personaggi di spicco, nonché gare dal vivo. Anche nel lavoro quotidiano, che non contempla eventi come questi, il nostro compito primario è potenziare lo scambio internazionale e fornire alle organizzazioni dei nostri mercati le competenze per collaborare più da vicino con le comunità locali. Un’altra priorità è mostrare ai clienti tutte le innumerevoli possibilità che Porsche offre per entrare a far parte di una comunità. Oltre ai Porsche Club, esiste per esempio il Porsche Golf Circle, grazie al quale qui è possibile giocare a golf con Paul Casey a Pebble Beach e vivere contemporaneamente insieme a noi questo favoloso evento che è la Rennsport Reunion.

Come sono i riscontri?

Sbalorditivi! Le iscrizioni sono arrivate da tutto il mondo. Il nostro Golf Circle è stato creato come piattaforma digitale per una community incentrata sul brand. In questo modo, uniamo due passioni. Sappiamo che per molti clienti le due cose si sovrappongono. Ora possono partecipare a eventi esclusivi e incontrare persone affini. Per noi costruttori diventa sempre più importante non offrire solo prodotti accattivanti, ma anche la possibilità di vivere grandi momenti Porsche. Conosciamo la forza delle emozioni. Per questo abbiamo istituito anche il GT Circle, sempre come piattaforma digitale internazionale, per rispondere a tutte le domande sul Performance Driving. Dal lato per così dire analogico, i membri possono incontrarsi sui circuiti di gara con i propri modelli GT in occasione dei Track Days.

Cosa contraddistingue la community Porsche internazionale?

Si parte dalla coesione, nata dalla nostra storia di piccola manifattura di auto sportive. Ci siamo sempre differenziati perché abbiamo un approccio intelligente alle risorse, troviamo soluzioni ingegnose e puntiamo sul fattore «essere umano». Da ben 75 anni, l’essenza di Porsche scaturisce inconfondibilmente dai prodotti, e questo è un punto di forza del nostro brand. Credo si tratti di valori e ideali condivisi anche da numerosi appassionati di Porsche. Anche la storia della famiglia che ha fondato l’azienda è unica. Da Porsche, eredità e comunità sono indissolubilmente legate tra di loro. Il senso di appartenenza caratterizza il marchio e siamo certi che ci sia ancora margine di crescita.

Quanto conta per lei poter accompagnare questo senso di comunità verso il futuro?

Per me e il mio team è il compito più importante. Da un punto di vista internazionale, le sfide da affrontare variano da una regione all’altra, pertanto bisogna fare delle differenze. In Europa e negli USA, i Club devono rimanere interessanti anche per gruppi target più giovani. A tale riguardo, il Porsche Club of America svolge un lavoro esemplare con proposte per famiglie e il programma PCA Juniors. Nel bacino asiatico non è l’argomento primario, dato che i membri dei Porsche Club sono tendenzialmente molto più giovani. Lì ci sono altri aspetti da considerare, per esempio la grande richiesta di poter circolare con le vetture al di fuori della rete stradale pubblica. L’azienda ha quindi sviluppato una chiara strategia per gli Experience Center, al fine di consentire accesso ai circuiti di gara ai clienti di tutti i mercati. Inoltre è importante potenziare lo scambio con comunità automobilistiche indipendenti e informali, che si organizzano prevalentemente da sole attraverso i loro profili sui social media. Che si tratti di Luftgekühlt, nato negli USA, F.A.T. di Ferdinand, figlio del Dr. Wolfgang Porsche, in Austria, o di Das Treffen in Thailandia, la più grande manifestazione Porsche dell’Asia Sud-Orientale, alla quale partecipano regolarmente più di 500 vetture, eventi di questo tipo rendono il brand e le auto in generale accessibili anche ai più giovani.

Sembra una rievocazione degli esordi, negli anni Cinquanta. Anche allora molte cose sono nate dall’iniziativa dei clienti.

Si può decisamente indicare come «movimento Grassroots». Ha preso forma in modo molto fluido, senza il nostro intervento. I clienti Porsche si consideravano un circolo chiuso con vetture speciali. Desideravano condividere il proprio entusiasmo per il marchio con altre persone affini. Per questo il primo Porsche Club nacque già nel 1952 e, come conseguenza diretta, circa 50 anni fa venne istituita anche una nuova posizione per la gestione dei club, ricoperta allora da Ilse Nädele. In questo senso, è stata una pioniera. Molte cose non erano organizzate come lo sono oggi, ma il suo lavoro ha gettato le basi per la diffusione dei Porsche Club circa 20 anni fa. Sandra Siegloch, che mi ha preceduto nel mio ruolo, ha poi reso il tutto più professionale. Per i clienti, i comuni denominatori sono il senso di coesione e l’amore per il marchio. Beni unici e molto preziosi. Quando si parla di Porsche, la community fa sempre parte della dotazione di serie!

Eppure si suddivide in tanti sottogruppi. Quali esempi particolari le vengono in mente?

Il ventaglio delle passioni è affascinante. Per esempio, esiste il Porsche Club ufficiale per modellini. Alcuni membri ne hanno migliaia e devono affittare interi magazzini per la loro collezione. Poi c’è la community dei trattori, molto radicata soprattutto in Europa e anch’essa parte di Porsche. È bello vedere di persona che i proprietari non si limitano a restaurare le loro macchine, ma le guidano anche. Come qua alla Rennsport Reunion. Abbiamo già avuto eventi sul Großglockner con più di 100 trattori. Un esempio più recente è quello del Porsche Club of America, dove si è formato un gruppo appassionato di biciclette d’epoca Porsche, che organizza tour di più giorni. E ai clienti che vogliono usare la propria auto sportiva su determinati itinerari proponiamo la Roads App. È il bello di Porsche che ci siano così tanti prodotti e argomenti che suscitano entusiasmo.

In tutto questo, quanto continua a essere importante la 911?

La 911 è il cardine dell’identità del brand, anche in virtù dei suoi 60 anni di storia. Ci sono innumerevoli storie sulla 911. È un collegamento importante, in particolar modo per i Club. Ma sono certo che anche la Taycan potrà interpretare questo ruolo. Un uso efficiente delle risorse è tipico di Porsche e viene incarnato alla perfezione dalla prima auto completamente elettrica del brand. Entusiasma le persone già ora e, secondo me, diventerà un’icona come la 911, accompagnando la nostra comunità verso l’elettrificazione.

Di fatto il suo lavoro rimarrà interessante anche in futuro. Come è approdato a Porsche e quali sono stati i primi contatti con la community?

Il mio primo lavoro è stato nel 2012, quando Porsche aveva annunciato il ritorno a Le Mans. Allora ero nel reparto Motorsport Marketing e gli anni delle tre vittorie assolute consecutive a Le Mans sono stati un’esperienza che non dimenticherò mai. Proprio lì ho avuto i primi contatti con la community Porsche. Del resto, il Motorsport è il contesto in cui la passione per il marchio si può vivere più intensamente. Per me è stato l’inizio perfetto per immergermi a fondo in questo suggestivo mondo. Ma la passione va sempre alimentata, in ogni senso. Per questo nel mio settore di competenza abbiamo un chiaro orientamento agli obiettivi futuri. Il tema «Strong global Community» è un elemento centrale della nostra strategia aziendale per il 2030. C’è molto da fare e non vedo l’ora di vivere i prossimi anni insieme ai Porsche Club e alle community come una grande famiglia internazionale. 

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Thomas Ammann
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Alexander Günzler
Alexander Günzler

Managing Editor Christophorus and Podcast