Giro del mondo attraverso il Ticino selvaggio
Porsche Svizzera – È la Gran Turismo per eccellenza: la Porsche 911 Turbo S. Ma non serve attraversare continenti per sentirsi cosmopoliti mentre la si guida. Un viaggio autunnale alla scoperta del variegato paesaggio del Ticino, il cantone svizzero meridionale.
Prati, vigneti e boschi rigogliosi, città pittoresche dal fascino italiano, villaggi in pietra naturale su ripidi pendii montani, motoscafi in legno su laghi scintillanti: il Ticino richiama da sempre turisti oltre le Alpi e offre un assaggio del flair mediterraneo che da secoli attira i viaggiatori al sud. Mentre a Basilea e a Zurigo sta ancora cadendo la neve, ad Ascona si passeggia sul lungolago con le maniche della camicia arrotolate. E in autunno, quando la nebbia copre l’Altopiano svizzero, a Locarno, Bellinzona e Lugano ci si gode gli ultimi raggi di sole prima dell’arrivo dell’inverno gustando un bicchiere di Maggia Merlot. «Laggiù, laggiù!» decantava Goethe in viaggio attraverso il San Gottardo. Fecero seguito Hermann Hesse, Thomas Mann, Richard Strauss, Billy Wilder, Max Frisch. Certo, i giorni della Belle Époque, i giorni in cui il jet set europeo si aggirava per il Ticino in gran stile, appartengono oramai al passato e tuttavia, con le chiavi della Gran Turismo più veloce ed elegante firmata Porsche, ci si è ricordati con grande piacere del gioiello quasi dimenticato che attendeva di essere riscoperto laggiù, nel sud della Svizzera.
Le nuvole incombono basse e scure fra i monti, il nastro d’asfalto bagnato dalla pioggia si snoda stretto fra il pendio roccioso e il lago di Lucerna. Le spazzole dei tergicristallo oscillano sul parabrezza, le dita accarezzano il cuoio liscio, i sedili sportivi avvolgono dolcemente la schiena, dalle casse risuona un concerto per pianoforte; solo in galleria la musica di Alfred Brendel viene sovrastata dal baritono del motore biturbo nella parte posteriore. Se si dovesse decidere qual è l’auto sportiva perfetta per un viaggio agli angoli più remoti dell’Europa, la scelta cadrebbe necessariamente sulla nuova Porsche 911 Turbo S. Nessun’altra 911 è altrettanto potente, sicura e confortevole. I 478 kW (650 CV; 911 Turbo S: consumo carburante combinato (WLTP) 12,3 – 12,0 l/100 km, emissioni CO₂ combinato (WLTP) 278 – 271 g/km) aspettano solo di poter sprigionare la loro mostruosa potenza. Il cambio a doppia frizione e 8 marce, l’amato assetto sportivo PASM e la trazione integrale con il Torque Vectoring trasmettono la potenza alla strada in massima sicurezza. Sul passo del San Gottardo, tuttavia, ci sono già cumuli di neve. Ci immergiamo così nell’imboccatura del tunnel – nei ricordi d’infanzia un luogo ricco di rumore e trasudante odore di diesel; ora procediamo attraverso il massiccio montuoso in tutta tranquillità e pochi istanti più tardi veniamo abbagliati dai raggi del sole che brillano promettenti all’uscita del tunnel.
I grand hotel e le palme si rispecchiano sulla carrozzeria metallizzata grigio agata
La prima destinazione è Lugano. Sebbene la tranquilla metropoli ticinese venga amichevolmente chiamata Lugangeles dalla gioventù locale, la baia ricorda piuttosto la vecchia Rio de Janeiro. Apriamo dunque i finestrini, lasciamo entrare l’aria mite nell’abitacolo e passiamo alla modalità di crociera. I grand hotel e le palme si rispecchiano sulla carrozzeria metallizzata grigio agata; sul Lido di Lugano le gonne delle signore svolazzano come sulla spiaggia di Ipanema. In lontananza le cime alpine coperte di neve brillano sotto il cielo color blu profondo. Sia che si salga sul Monte San Salvatore e sul Monte Brè con la nostalgica funicolare o che ci si inerpichi verso l’alto in esclusiva privata con la propria Porsche cosmopolita, guardando il panorama formato da vette e baie si ha la sensazione di essere finalmente arrivati sul Pan di Zucchero.
Sebbene il Ticino faccia parte della Svizzera da più di 200 anni, dal punto di vista dei «tedeschi» inclini ai cliché mediterranei, il modo di vivere a sud del Gottardo è decisamente caratterizzato da un’italianità elegante e disinvolta. Ad ogni chilometro percorso verso sud lungo il lago di Lugano si ha l’impressione di percepire nell’aria il profumo sempre più intenso dei limoni e il sapore di sale del Mediterraneo. Sulle montagne fra Carabbia e Carona le strade sono così strette, i tornanti così secchi, i cimiteri così bianchi e i campanili così barocchi come altrimenti lo sono solo in Sicilia. E gli eleganti signori anziani che a bordo delle loro ammaccate Fiat Panda deviano verso il burrone privi di vertigini per far passare la GT dalla corporatura decisamente più larga, in gioventù hanno fatto sicuramente le comparse in film di Fellini e Visconti. Qui l’abilità di guida degli autisti locali e stranieri non si misura certo dalle cifre sull’acceleratore, ma dall’integrità dei cerchioni: per controllarla senza dare nell’occhio si può lanciare un’occhiata furtiva all’auto gustando un caffè e un cornetto nel villaggio di Morcote, ricco di atmosfera nostalgica.
Il giro del mondo in Porsche – solo in Svizzera è possibile
Togliamo gli occhiali da sole, strizziamo gli occhi guardando i raggi scintillanti del sole. L’aria brilla sopra il motore. Basterebbe saltare con audacia nel fresco lago, fare un paio di bracciate e ci si ritroverebbe sull’altra riva, a Cuasso al Lago, in territorio italiano. Ma il nostro non vuole essere un pellegrinaggio in Italia, ma un giro del mondo elvetico. Quindi a Melide torniamo sulla A2 in direzione di Bellinzona. Il vento di viaggio vortica intorno all’alettone posteriore. Sui ponti autostradali e sui viadotti degli anni Settanta risalenti al Brutalismo le linee della Porsche 911 Turbo S con le sue prese d’aria e le strisce luminose devono apparire estremamente drammatiche. Anche il cielo si sta oscurando. Lasciamo dunque sulla sinistra Locarno, Ascona e il mitico Monte Verità, dove un tempo l’avanguardia europea si spogliava ad arte, e seguiamo il corso del fiume Maggia fino all’omonima valle montana. Il paesaggio cambia con la stessa rapidità con cui il turbo schizza in avanti ad ogni movimento del cambio. I versanti delle montagne si avvicinano sempre più e al posto delle palme al vento la strada è ora fiancheggiata da boschi di castagni e cumuli di ghiaia.
A Bignasco la strada si biforca e l’intuizione ci dice di andare a sinistra, verso Val Bavona, una delle valli più ripide e rocciose dell’intero arco alpino. Il paesaggio diventa subito più selvaggio: sotto vertiginosi precipizi rocciosi giacciono blocchi di granito alti come case, alla fine della valle si erge brulla e aguzza la Punta del Castel e alle sue spalle si intravede il bianco eterno del ghiacciaio del Basòdino a cui si deve questo aspro paesaggio primordiale. Lo stupore è grande e ci si rende conto che solo in Svizzera è possibile fare un salto in Patagonia a bordo di una Porsche, con appresso solo una piccola borsa da viaggio e il bollino autostradale.
Seguendo una vecchia mulattiera la strada tortuosa si inoltra nella valle passando antichi ponti in pietra naturale e acque scroscianti. Il contrasto fra l’ermetico abitacolo high-tech della Porsche e la selvaggia natura esterna non potrebbe essere maggiore. E tuttavia, questa drammatica scenografia gioca a favore della Turbo S: l’aspra drammaticità sublime del mondo montano si adatta al carattere della vettura sportiva ancora meglio della dolce magia delle zone dal flair quasi italiano. Forse il chief designer Michael Mauer, appassionato delle Alpi, e il suo team di Weissach sono veri e propri esponenti del Romanticismo, in perfetta linea con la tradizione che da Goethe arriva fino a Caspar David Friedrich.
Sui pendii rocciosi delle montagne appaiono ora, fra i massi erratici preistorici, degli insediamenti color ardesia dall’aspetto molto antico; probabilmente risalgono a un tempo di poco posteriore all’età della pietra. Si tratta di abitazioni, stalle per capre e rimesse che sembrano sbucare dal suolo e per lo più si distinguono dall’aspro mondo montano solo in un secondo momento. È un paesaggio dimenticato come quello nel Signore degli anelli di J. R. R. Tolkien, una Contea per abitanti litigiosi che da tempo immemorabile strappano all’indomito suolo verdure e mais per fare la polenta.
I villaggi della valle, abitati solo d’estate, non sono ancora collegati alla rete elettrica e gli abitanti producono da soli la propria energia elettrica. A Foroglio una cascata precipita in modo spettacolare da 80 metri di altezza, le piccole gocce d’acqua riempiono la valle, si depositano fresche e umide sulla carrozzeria. Spegniamo il motore, scendiamo, siamo arrivati alla fine del mondo elvetico. Nell’incantato giardino roccioso della grotta slow food La Froda si serve brasato con polenta, in autunno cervo, cinghiale o capra in umido, capra bollita e marmotta brasata. Tutto è com’era cent’anni fa, quando i primi viandanti trovarono ristoro proprio qui. Pasteggiando beviamo una gazzosa ticinese, invece del Merlot alpino: dopotutto la Porsche 911 Turbo S non riporta i suoi ospiti alla civiltà da sola.
L’auto sportiva da turismo che attraversa i continenti diventa una macchina del tempo
Solo le cime dei monti brillano ancora al sole della sera, mentre i fari indicano già la via del ritorno verso il tunnel del San Gottardo. Qualche anno fa l’idea di fare un giro del mondo all’interno dei confini svizzeri sarebbe apparsa assurda, un magro divertimento rispetto a tutte le grandi avventure che attendono noi cosmopoliti nel resto del mondo. Ma dopo aver trascorso un fine settimana in Ticino, ora lo sappiamo: Pan di Zucchero, villaggi siciliani, gli aspri monti della Patagonia, la magia della Nuova Zelanda – con un po’ di immaginazione le destinazioni più esotiche del mondo risultano essere a portata di mano. E l’auto sportiva da turismo che attraversa i continenti diventa una macchina del tempo grazie alla quale ci si può lasciare alle spalle il presente per alcune fantastiche ore analogiche, fino a quando la prima teleconferenza in Zoom del lunedì mattina ci riporta alla realtà virtuale.
Dati sui consumi
911 Turbo S
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12,3 – 12,0 l/100 km
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278 – 271 g/km