Mark Webber
In passato Mark Webber ha avuto una grande carriera come pilota. Oggi, 20 anni più tardi, l’australiano è un blogger di successo e titolare di CarGo, il servizio di car sharing con auto dotate di guida automatica. Un viaggio nel futuro accompagnato da tre Porsche storiche: una 356 prima serie, una 911 del 1992 e la prima Porsche elettrica del 2020
Viaggio nel tempo
«Penso felice al futuro» Mark Webber
Ixy è invadente. Il robot tuttofare è continuamente in azione, Mark Webber deve allontanarlo con un veloce cenno della mano quando l'iperattivo robottino vuole mescolargli il tè o sistemargli il cuscino sulla sedia. «È nuovo, deve ancora imparare cosa può fare o no», spiega l'ex pilota 61enne, sospirando leggermente quando Ixy, troppo poco indaffarato, inizia a lucidare i caschi da corsa del suo padrone con un panno morbido che ha tirato fuori come per magia dal vano incorporato nel suo addome. Il tutto emettendo un gradevole ronzio perché finalmente può fare ciò per cui è stato costruito.
La collezione di caschi è il magazzino dei ricordi di Webber. «Guardo avanti, penso felice al futuro, ma naturalmente sono anche grato per la mia carriera e orgoglioso dei miei successi. Per questo motivo ho conservato diversi oggetti personali che mi ricordano gare speciali». Ad esempio, il casco con cui nel 2002 fece il primo giro su un circuito di Formula 1, il kit completo della sua vittoria al Gran Premio di Monaco del 2010 e il casco con il quale vinse il Campionato del Mondo Endurance FIA nel 2015, al volante della Porsche 919 Hybrid. «I trofei sono belli, ma i caschi e i guanti mi dicono di più».
Completamente elettrizzato:
Mark Webber ama i modelli del passato, ma anche il comfort delle auto completamente elettriche e silenziose
Per l'amministratore delegato di CarGo – azienda di car sharing fondata nel 2027 con una delle più grandi flotte al mondo di vetture con guida autonoma – le nuove tecnologie, quei robot sempre più intelligenti e le auto con pilota autonomo fanno parte della quotidianità. Anche nell'anno 2038, Webber ha tuttavia mantenuto la passione per gli strumenti analogici, per tutto ciò che è fatto e soprattutto viene azionato a mano, nonostante la sua abitazione sia attrezzata con la più moderna tecnologia SenseHome, che già sulla soglia di casa gli misura la pressione sanguigna, fa una scansione delle pupille e un'analisi della voce per poi reagire con la musica e l'illuminazione più adatte.
Quando si entra nel garage di Webber sembra in ogni caso di partire per un viaggio nel tempo. Ci si aspetta quasi che da un momento all'altro qualcuno si metta a telefonare con uno smartphone o che scatti un selfie con una delle sue auto… la seconda decade del terzo millennio e quella tecnologia così strana e ingombrante! La piccola collezione di Webber risale perlopiù a un passato ancora più lontano: oltre a una Porsche del 2020, ai tempi il primo modello completamente elettrico della Casa di Zuffenhausen, vi sono una 356 del 1958 e una 911 del 1992. Niente auto con guida autonoma, niente vetture nuove. In qualità di titolare di CarGo, Webber utilizza il sistema di sharing intelligente anche nella vita privata. Basta un colpetto sul logo aziendale sul suo smartphone per richiedere una vettura della sua flotta. In mezzo al suo parco vetture personale ci si sente invece come in una capsula del tempo. Solo un «Raven», seduto nella sua docking station emettendo un leggero ronzio, ricorda che siamo nell'anno 2038. Un piccolo cenno e già il mini drone nero parte, in volo disegna con eleganza un arco per poi soffermarsi nell'aria tra i due modelli Porsche più datati. Webber lo porta con sé quando, a volte, guida una delle due vetture. Il drone vola per un po' attorno a lui, come un corvo addomesticato che accelera in modo bizzarro per poi alzarsi alto nel cielo. Durante il suo volo filma la vettura riprendendola con qualità cinematografica. Registra inoltre quel sound che Webber tanto ama delle sue auto. Le vetture a trazione interamente elettrica lo affascinano, naturalmente, ma «quando le guido ho la sensazione di essere a un concerto rock a basso volume».
Senza tempo:
anche nel 2038 Mark Webber può guidare la sua 356 del 1958 e la 911 del 1992, per fortuna
L'amore per ciò che è autentico rimane
Per il suo blog di lifestyle scrive proprio di queste esperienze immediate che pervadono tutti i sensi. Le vuole conservare per coloro che crescono in un mondo diverso, dove il digitale ha il sopravvento. A volte, racconta, si preoccupa che le persone possano disimparare le azioni più semplici perché non ne hanno più bisogno. Anche quella di guidare un'auto. È per questo che scrive del divertimento al volante, nonostante non pochi di questi articoli nascano paradossalmente mentre si fa portare all'appuntamento successivo da una vettura CarGo con guida autonoma.
Anche se nel frattempo ha imparato a godere della comodità di cedere il volante, mai potrebbe immaginarsi di lasciare completamente il controllo alla vettura. «Semplicemente, mi piace guidare, e penso di saperlo fare abbastanza bene», dice facendo l'occhiolino. «Sono uno della vecchia guardia. Taglio la legna per il caminetto e accendo il fuoco da solo, nuoto, vado a cavallo. Amo tutto ciò. In fondo sono cresciuto in una fattoria. Fuoco, acqua, terra, è da lì che veniamo. Dobbiamo stare attenti a non dimenticarcene». La sua generazione, racconta ancora Webber, sarà probabilmente l'ultima a dover destreggiarsi in questo periodo di passaggio piuttosto confuso: conoscere entrambi i mondi, quello di un tempo, strettamente analogico, e il nuovo, altamente tecnologico. Per lui è una gioia semplicemente salire a bordo di un'auto e guidare. Essere presente con tutti i sensi, cambiare marcia, frenare, accelerare al momento giusto – «utilizzare tutto ciò che ho imparato da giovane pilota». Guidare e non essere solo un passeggero. Un'abilità rara, che diventa sempre più rara. «A volte i bambini spalancano gli occhi già quando mi vedono passare al volante della mia 356: ‘Guarda, quello sa guidare, wow!’ Tra dieci, vent'anni, sarà qualcosa di veramente speciale».
Mark Webber
È nato nel 1976 a Queanbeyan, in Australia, figlio di un rivenditore di moto. Non a caso, il suo primo amore nel motorsport è stato il motocross, prima di salire nel cockpit dei go-kart. La sua carriera in Formula 1 ha avuto inizio nel 2002. Ha corso per Minardi, Jaguar, Williams e Red Bull. Nel 2014 Webber è passato al Campionato del Mondo Endurance FIA con Porsche e un anno più tardi si è aggiudicato il titolo mondiale piloti